Sto sistemando il template, quindi potrebbe potrebbe risultare un po' sto
rto. Visto?

domenica 10 ottobre 2010

Cosa manca a internet

Uno potrebbe anche fare un pippone sul linguaggio della politica in Italia da Mussolini in poi. Ma arriva un Casini qualsiasi, con il suo cazzo di Twitter, e ti risolve il problema:
«Non serve parlare di ritiro ma occorre riflettere sulla modalità del nostro impegno, dobbiamo aiutare i nostri uomini.» 
Sì, lo so, l'indignazione viene naturale, niente di originale, frasi che si sono sempre dette, si tiene sul vago, ecc. Ma penso che tra social network e blog, rigidamente usati in una sola direzione come ufficio stampa da gran parte dei politici italiani, si stia arrivando a un livello di nonsenso che nemmeno in interviste con i giornalisti più appecorati si è mai toccato. 
Il giorno che questi servizi di microblogging e questi social network si doteranno di uno staff di energumeni che alla prima cazzata ti prendono per il collo urlandoti in faccia "Cosa minchia stai dicendo, viscida testa di cazzo?", ecco, quel giorno potrei anche essere a favore del Nobel per la pace a internet.

sabato 2 ottobre 2010

'orcodio che laici abbiamo in Italia

Trovo nauseante che le home page dei quotidiani online siano invase da considerazioni e rimostranze di area cattolica per la bestemmia di Berlusconi. Premettendo innanzitutto che si tratta di un contesto privato (o semi-privato), non è la prima volta che ci troviamo di fronte a una strumentalizzazione di simile forma, che lascia scoperto il fianco a invadenze gravi quasi quanto il nemico che si cerca di combattere. La battaglia è politica? No, è privata. Ed è uno dei portati propri del berlusconismo, la battaglia tout court che sposta i voti non in base alle idee e all'operato ma in base ai comportamenti privati, ai gusti personali, alla simpatia, alla retorica. Quando l'area berlusconiana porta all'attenzione dell'opinione pubblica fatti che non dovrebbero minimamente riguardare la competizione politica e il giudizio sull'operato di un politico, non si leva un coro indignato su giornali come Repubblica? Mi pare di sì, ed è giusto che sia così.

Mettiamo che ci sia un presidente del consiglio fortemente anticlericale, a capo di un governo laico in una nazione poco cattolica. Mettiamo che ogni provvedimento di questo governo sia l'opposto di quello che avviene ora in Italia: la Chiesa paga l'ICI, le scuole non hanno crocifissi, ecc. Mettiamo che qualcuno colga con un telefonino il nostro (auspicabile) presidente del consiglio in preghiera in una chiesa. Ecco. Andrebbe condannato il suo operato per incoerenza (sempre che la coerenza sia un valore assoluto)? Dovrebbe perdere voti perché nel pubblico fa un certo tipo di leggi e nel privato si comporta diversamente? Ci si dovrebbe “scandalizzare”?
Astraiamo la situazione odierna: il presidente del consiglio di uno stato (teoricamente laico) sta venendo attaccato dalla Chiesa cattolica per una bestemmia detta in un contesto privato. Dove sono finiti i difensori della laicità?

Questa strumentalizzazione non è solo ridicola, è anche controproducente: sposta il tiro dall'azione di un politico al suo comportamento personale. Che il governo del PdL e della Lega alcune porcate le abbia fatte anche in nome di un presunto cattolicesimo è una schifezza di per sé, non in relazione al fatto che effettivamente i suoi esponenti non siano così cattolici. Se fossero davvero cattolici andrebbe meglio? Quindi nel caso il prossimo Presidente del Consiglio sia cattolico fervente, nel pubblico e nel privato, ingoieremmo con meno amarezza una legge contro l'aborto o contro le unioni omosessuali?

Con il rinnovarsi di una battaglia tout court fatta di intercettazioni private, gusti sessuali, bestemmie, risate e ingerenze cattoliche, il berlusconismo ha vinto ancora.  

martedì 17 agosto 2010

Di "k", di "bira" e di una lingua che tutto sommato sta bene, ma per ora va in silenzio stampa

Accade che i giornalisti, per alleviare le loro turbe, si divertano a fare articoletti come questo, o servizi come questo. Accade che l'opinione pubblica si scandalizzi e rida. Di conseguenza accade che la scaletta dei problemi linguistici sia in mano al sensazionalismo mediatico, che trasborda nel moralismo e che crea facilmente un meccanismo giustificatore e consolatorio.

E non si usa più il congiuntivo, e si usa x per per e k per ch, e guarda quanti anglicismi, e quelle ragazze dicono bira, e guarda le faccine, e guarda quante sigle. Oddio che schifo, fatemi una flebo di Baricco sennò svengo.

Vi svelo un segreto: il lessico è il settore più esterno e più soggetto a mutamenti legati a fattori esterni di una lingua; la grafia, in sé, è una modalità di rappresentazione, e incide davvero poco sulla lingua. Questo non vuol dire che si può fare il cazzo che si vuole con lessico e grafia, semplicemente non si possono considerare problemi primari dei fenomeni relegati in contesti specifici e particolari. Gli anglicismi sono per lo più tecnicismi, o si trovano in alcuni gerghi; i fenomeni relativi alla grafia si presentano, per lo più, in contesti comunicativi (chat, SMS, ecc.).

Gramsci (e non lo cito a sproposito, in quanto linguista di formazione) tra le grammatiche di una lingua includeva la grammatica normativa non scritta: 

"[...] esiste anche, di fatto, cioè anche se non scritta, una (o più) grammatica «normativa», ed è costituita dal controllo reciproco, dall'insegnamento reciproco, dalla «censura» reciproca, che si manifestano con le domande, «Cosa hai inteso, o vuoi dire?, «Spiegati meglio», ecc., con la caricatura e la presa in giro, ecc.; tutto questo complesso di azioni e reazioni confluiscono a determinare un conformismo grammaticale, cioè a stabilire «norme» o giudizi di correttezza o di scorrettezza, ecc." (Quaderno 29, par. 2)

La norma della classe dirigente, irradiata tramite centri di diffusione (come televisione e giornali), diventa il conformismo grammaticale (senza nessuna accezione negativa) che si propaga nella comunità. Era il 1935 e la lingua italiana era ancora poco diffusa. Il conformismo grammaticale era l'italiano stesso che si stava affermando.

Oggi l'italiano lo sanno, bene o male, tutti. Cosa irradiano i centri di diffusione, oltre alla lingua in continua evoluzione? Considerazioni metalinguistiche, che vengono recepite e propagate a loro volta dai parlanti/scriventi. Continuando a usarlo con accezione neutra, il conformismo diventa anche metagrammaticale. 

Arrivo al punto: il problema non è che esista un conformismo metagrammaticale (o più semplicemente una serie di fenomeni che sono riconosciuti dalla comunità come indice di scarsa competenza linguistica). Il problema è che il conformismo metagrammaticale si appoggi non su basi linguistiche, ma su basi mediatiche e moraliste. È la spettacolarizzazione di fenomeni che incidono davvero poco sulla lingua e sul suo uso corretto, chiaro ed efficace.

La focalizzazione solo su questi problemi, che possiamo considerare minimi, è un potente meccanismo consolatorio di giustificazione e legittimazione. Nella comunità arriva un messaggio: basta usare la tradizionale grafia, o un congiuntivo al posto giusto per parlare/scrivere bene, essere chiari. 
Chi devia è un analfabeta degno delle nostre risate. Chi si adegua sa usare l'italiano.
Basta leggere i commenti ai servizi o agli articoli suddetti per rendersi conto che chi si adegua e taccia gli altri di analfabetismo, piangendo la morte della lingua italiana, non se la passa, linguisticamente, tanto bene. 

Altri problemi, questi sì importanti, sono taciuti dai mass media e sconosciuti alla comunità. Povertà e insicurezza lessicale, irradiata dagli stessi giornali; la pressione della lingua del politicamente corretto, molto più invadente dell'inglese, irradiata dagli stessi giornali; difficoltà nella costruzione di un testo e nell'uso della punteggiatura, ecc. 

La realtà mediatica ci dice che è più spettacolare un SMS di una prova scritta d'italiano organizzata male. Ci dice che è preferibile scrivere di quanto siano brutte le parole inglesi che di quanto sia inefficace (e controproducente), per risolvere un problema culturale e sociale, usare omosessuale al posto di frocio, o operatore ecologico al posto di spazzino. Ci dice che k è brutto, ma non ci dice nulla di come si usa una virgola. 

Ma non mi sembra troppo idealistico avvertire che una politica linguistica dettata dalla spettacolarità e dal moralismo porta a mascherare i veri problemi culturali (e solo successivamente linguistici) di una comunità.

domenica 23 maggio 2010

Bird lives (post musical-retorico di cui non mi pentirò mai)

No, niente. E' che posso pure rimanere estasiato di fronte alla perfezione oggettiva di un Verdi, di un Mozart; posso esaltarmi, fomentarmi fino a voler spaccare tutto tra i Dillinger Escape Plan e gli Zu; posso cercare di recuperare i 60s con i Jefferson Airplane, i Grateful Dead, gli Who, o i 70s tra Led Zeppelin e Black Sabbath. Ma poi ascolto questo pezzo e penso che non troverò mai nulla del genere, mai. 
In questo pezzo Bird parte in ritardo, c'è il produttore che lo regge perché è gonfio d'eroina, e ne esce il più bel suono di sempre, un sax che ti ammazza, bellezza che ti spacca proprio lì, nel petto, e dopo non riesci più a fare un cazzo, solo a rimetterla su e farti ammazzare di nuovo. 

lunedì 3 maggio 2010

Critica della ragion laziale

Niente, solo per dire che se tendenzialmente perdi e prendi "2 + n" goal a partita, allora la scelta di esultare quando ti fanno goal e quando perdi è indubbiamente geniale. Com'era la cosa degli occhiali di Kant?

mercoledì 28 aprile 2010

Ευρώπη

- Pronto, in che cosa posso esserle utile?
- Pronto, buonasera.
- Buonasera, mi dica.
- Guardi, sono la Grecia...

TUTUTUTUTUTUTUTUTUTUTUTUTU

- Pronto, in che cosa posso esserle utile?
- Ehm, sono ancora la Grecia, penso sia cascata la linea...
- Uff, sì, la linea. Su, mi dica, che stiamo chiudendo.
- No, ecco, qua abbiamo un piccolo problemino e vorremmo...
- Problemini, problemini, sempre 'sti problemini... cosa vuole?
- Niente praticamente, c'è il debito pubblico che...
- Allora guardi, oggi non se ne parla perché è venerdì.
- Oggi è mercoledì...
- No, venerdì. Non ha saputo della nuova settimana imposta dalla BCE?
- No...
- Ecco s'informi, quindi andiamo direttamente al 3 maggio, che però è festa.
- Festa?
- Anniversario della Costituzione Polacca. Sa la tragedia che c'è stata... vogliamo essere solidali.
- Poi, allora... 4 maggio cinemino...
- Ma come cinemino???
- Sì, Basilicata coast to coast. Poi il 5 c'è la finale di Coppa Italia...
- Io capisco, ma qua...
- Aspetti aspetti, che ora un modo lo troviamo, mi faccia pensare... uhm... il 6 ciavemo l'etiope, uff...
- ...
- Niente, ok. Facciamo il 10 dopo le elezioni regionali tedesche ok? Buona serata.
- ...'sera.


domenica 18 aprile 2010

La funzione della Chiesa

mercoledì 31 marzo 2010

Le vocali sono importanti

«Con tutto ciò, io mi ero subito ripurgata la pronunzia di quel nostro orribile "u" lombardo, o francese, che sempre mi era spiaciuto moltissimo, per quella sua magra articolazione, e per quella boccuccia che fanno le labbra di chi lo pronunzia, somiglianti in quell'atto moltissimo a quella rísibile smorfia che fanno le scimmie, allorché favellano.»

Caro Vittorio Alfieri,
volevo solo avvertirla che è stato trovato l'anello di congiunzione tra la "u" lombarda e le scimmie.
Cordiali saluti.

martedì 30 marzo 2010

Se non ci vado, mi si nota di più.


Sogno

Gente che ride, una risata beota, incontrollabile. Gente che ride a Brescia ed entra nel seggio. Gente che ride a Brescia, entra nel seggio e va a votare Renzo Bossi. Sempre ridendo, sempre. Non smettono mai. Gente che ride beota, esce dal seggio e comincia a bastonare un negro. Lo ammazzano. Tornano a casa ridendo.

Risveglio

Se ieri sera piangevo e maledicevo gli italiani per la loro stessa schifosa esistenza provinciale, per il loro opportunismo, per il loro razzismo, per la loro massima ignoranza e stupidità; se ieri sera auguravo loro la morte istantanea per mano di un dio che non esiste e che se esistesse manderei a fanculo; se ieri sera ero così trascinato dallo spirito di Jacopo Ortis, oggi riesco ad analizzare le cose con più razionalità.
Astensionisti, ammazzatevi.

Il Piemonte è stato perso per 10mila voti. Il Lazio per 80mila. La democrazia, eh? Ma la differenza tra noi (sì, vabbè, "noi") e loro è proprio saperci sguazzare in questa democrazia, che diciamocelo, poteva anche capitarci di peggio.

"Non vado a votare perché non credo nella democrazia"
Allora ribellati, instaura una dittatura, vattene, fai quello che cazzo ti pare tranne che continuare ad ammorbarmi con un pensiero che ti sarà stato instillato da chissà quale filosofo del cazzo e di cui tu hai recepito l'unico aforisma intellegibile al tuo cervello.

"Non voto perché non mi sento rappresentato"
Ma guarda che una testa di cazzo come te la vedo rappresentata benissimo da molti candidati.

"Non voto per protesta"
A questo punto, per protesta, datti fuoco in piazza gridando "Quasi quasi voto Beppe Grillo!!"

[si accende una sigaretta] [comincia un pippone sull'inutilità del voto] "Anche se votassi, il mio voto non sarebbe decisivo"
Ehi, guarda un po', LO ERA.

"Non voto perché è tutto un magna magna"
Vattene, sto parlando degli astensionisti di sinistra, non degli idioti che leggono il blog di Beppe Grillo.

"Non voto perché la sinistra è connivente con il regime di Berlusconi"
Il più grande alleato di Berlusconi è il nemico che, con il suo snobismo, con la sua presunta superiorità, con le sue seghe intellettuali e idealiste, con le sue idee non praticabili, sceglie di non andare a votare. Un nemico che non esiste.

La scelta di non votare, di questi tempi, è una mancanza di umiltà. Pensate di saperla lunga, non sapete mettervi sullo stesso piano dell'operaio leghista che al seggio ci va alle 8 di domenica mattina. Ma in democrazia il voto di un professore universitario vale quanto il voto di chi ha la licenza elementare. Il voto di un genio vale quanto quello di un idiota. Questo non lo accetterete mai.

E mentre voi continuate a grugnire e a rotolarvi nel fango della vostra superiorità culturale, il paese è in mano a chi dell'inferiorità culturale si è fatto bandiera. E il vuoto continuerà a propagarsi dai punti nevralgici della società che piano piano gli stiamo consegnando. E sarà sempre peggio.

martedì 16 marzo 2010

Amare il proprio paese

- Mi sono rotto di stare in Italia
- Dai, 'sti discorsi non si reggono...
- No no, penso di essere nato in un paese di merda...
- Magari lo diresti anche se abitassi in Inghilterra, o in Germania...
- Dici?
- Ma sì, i problemi ci sono dovunque...
- Anche in Germania la coda alle poste?
- Ma può essere, se non sono le poste è un'altra cosa, su non rompere le palle co' 'sta storia.
- Eh, e della classe politica?
- Ma fa schifo un po' dovunque, solo che abitando qua ti lamenti di qua. Troveresti gli stessi politici da qualsiasi parte...
- Mmm, vabbè, mi hai convinto. Proverò ad apprezzare l'Italia per quello che è.




(Segnalato su FF)

venerdì 12 marzo 2010

Pedofilo per caso

Niente, non riesco a non pensare alla solita intervista. Monsignor Girotti dice:
E per quanto riguarda la pedofilia come si deve comportare un confessore che raccoglie la confessione di un pedofilo? Che consigli fornite?
«Un penitente che si è macchiato di un delitto simile, se è è pentito sinceramente, lo si assolve. E’ chiaro che dinnanzi a casi di persone consacrate soggette a disordini morali costanti e gravi (sottolineo, costanti e gravi) il confessore dopo aver, senza successo messo in atto tutti i tentativi per ottenere l’assoluzione consiglierà di abbandonare la vita ecclesiastica».
Esistono pedofili che non hanno "disordini morali costanti e gravi"? Non approfondendo quel "morali", anzi, calandoci nella morale cattolica: non è molto più legato all'occasione, alla situazione, al contesto un aborto? Al contrario: esiste la pedofilia occasionale? 
Può anche essere, per carità. C'è chi magari sotto effetto di cocaina ha fatto gare automobilistiche clandestine, e chi lo ha messo in mano ad un ragazzino. Errori di gioventù, ce po sta.

Burocrazia Apostolica Romana

Grazie ad un link pubblicato da Woland mi rendo conto di come sia efficace e veloce il diritto ecclesiastico, un esempio perfetto di come gli usi e le abitudini plasmino e modellino il diritto, velocizzando la burocrazia.

Don Mauro: Don Luca, devo confessarmi...
Don Luca: prego, Don Mauro, dimmi tutto...
Don Mauro: ecco, mi sono scopato un bambino...
Don Luca: è grave, lo sai?
Don Mauro: sì, lo so, ma sono pentito...
Don Luca: sinceramente?
Don Mauro: sì
Don Luca: dai, sei assolto.

Don Luca: Don Mauro, devo confessarmi...
Don Mauro: prego, Don Luca, dimmi tutto...
Don Luca: ecco, mi sono scopato un bambino...
Don Mauro: è grave, lo sai?
Don Luca: sì, lo so, ma sono pentito...
Don Mauro: sinceramente?
Don Luca: sì
Don Mauro: dai, sei assolto.

Don Guglielmo: Don Franco, devo confessarmi...
Don Franco: prego Don Guglielmo, dimmi tutto...
Don Guglielmo: ho abortito...
Don Franco: che testa di cazzo, sempre a fare il coglione...
Don Guglielmo: ahahaha! Dai veramente, mi sono scopato un bambino...
Don Franco: No problem allora.

Lasciate da parte la morale, è logico che la burocrazia sia lenta in quei casi meno abituali. Una donna cattolica deve solo sperare, se vuole abortire, che le suore comincino a farsi ingravidare con più frequenza.

giovedì 4 marzo 2010

Prove sulla non convenienza dell'essere cattolici (1)

I miracoli colpiscono solo malattie rare e handicap gravi. Mai che dio guarisca un cazzo di mal di gola.

giovedì 25 febbraio 2010

Quando la poesia italiana te la ficcano nel culo

L'istruzione in Italia non se la passa benissimo. Devono averci pensato a lungo quelli del ministero, così è stato supportato e finanziato un progetto di Loriana Lana (compositrice che ha collaborato con musicisti del calibro di Silvio Berlusconi e Mariano Apicella): "Musica e parole. 10 in poesia"

Meravigliosa iniziativa, adattare al gusto contemporaneo poesie che ormai si faticano ad apprezzare. Anche gli interpreti sono di tutto rispetto: Antonino di Amici, Dennis Fantina di Saranno Famosi e Notti sul ghiaccio, Elisa Rossi di X Factor e Giuseppe Zeno dell'Onore e il rispetto. Ah, c'è anche Mario Venuti come guest star (e l'associazione Mario Venuti - guest star la dice lunga sul prestigio dell'opera). Sapendo bene l'importanza dell'interattività verrà anche fornito un cd con le basi musicali ed "esercitarsi come al karaoke".

Patrocinato dal Ministero della Pubblica Istruzione, va bene. Finanziato, ok, perfetto, cosa vuoi che siano 60mila euro. Distribuito in 70mila copie nelle scuole medie di 6 regioni. Un attimo. 
Quale cazzo di studio di pedagogia consiglia di trattare poesie come canzoni? C'è stato un qualche dibattito? Una qualche figura, che so un De Mauro, che abbia detto: "Fate cantare X Agosto ad Antonino che ci piace ai bambini e se l'amparano bene ammemoria"?

Volete fare ascoltare poesie-canzoni alle medie? Fate ascoltare De Andrè, non stuprate altre poesie, scritte per essere LETTE, con un manipolo di idioti, famosi troioni della televisione, con la capacità interpretativa di un germano reale. Questa dovrebbe essere istruzione? La futura generazione universitaria avrà conosciuto Montale e Ungaretti perché cantati dai ragazzi di Amici? 

Sarei curioso di sapere cosa faranno gli insegnati, quando avranno tra le mani il cd: "Foscolo o D'Annunzio, chi volete eliminare?"

martedì 23 febbraio 2010

Asilo comunale "A. Hitler"





Nell'asilo comunale di Mantova verranno accettati solo bambini di famiglie cristiane. Ehi, attenzione, non è un'azione teocratica, non vi preoccupate, c'è tutta una spiegazione molto complessa dietro, in parte anche condivisibile. 

«Pur essendo l'asilo pubblico, da sempre viene gestito secondo criteri che si ispirano al cristianesimo»

Cosa gli volete dire? Sono inattaccabili. Volete entrare in Cristo? Perfetto, siete ammessi. Volete proseguire con il vostro dio di merda o non-dio di merda? Vi attaccate a 'sta apostolica ceppa.

L'asilo che fonderò io seguirà invece criteri nazisti. E per certi versi sarà anche più accogliente dell'asilo mantovano. Negretti, ebrei, zingarelli saranno tutti accettati. "Prego piccolino, la tua aula è in fondo a destra, sì, là, dove si sente odore di gas".

Vogliamo forse andare contro le tradizioni ed i criteri che queste portano?

martedì 19 gennaio 2010

Se Clark Kent fosse stato mandato via di casa a 18 anni, Superman non avrebbe salvato il mondo

Niente, sull'ultima dichiarazione di Brunetta sono un po' perplesso, non tanto per quello che dice (si può tutto ricondurre al complesso dell'uomo basso, quindi comprensione) ma per il clima che c'è intorno, di cui lui è solo un portavoce. Tralasciamo le impossibilità materiali-economiche di andare via di casa presto per la maggior parte dei giovani, non ho nessuna intenzione di difendere la categoria; voglio solo fare il punto su un paio di cose.

Innanzitutto, in Italia abbiamo un governo che si sta sostituendo alla chiesa cattolica nell'intromissione in fatti e scelte private. Perché sia chiaro che qualsiasi scelta sul periodo giovanile di una persona spetta alla famiglia ed al giovincello, ad una scelta  privata e personale, che tenga conto della situazione particolare (condizioni economiche, aspirazioni del pargolo ecc.).

Vabbè, non la faranno mai una legge così, è una sparata, una cazzata. Però quello che conta è il clima "ideologico" (madonna che ideologie, de' 'sti tempi), il bombardamento mediatico di un'idea, stupidissima: se non te ne vai via di casa presto sei uno scemo, un buonannulla. Questa linea di pensiero (diffusissima, come quella che dice bisogna per forza lavorare, ma non è ora il luogo) antepone il farsi una vita al farsi una vita come tu vuoi che sia. Ormai l'unico criterio di valutazione è lo staccarsi da ma' e pa' il prima possibile; non contano un cazzo i meriti, le aspirazioni, i sogni, le competenze, i pregi (non per forza produttivi).

- Mamma, son appena tornato dall'università, mi voglio iscrivere a fisica.
- Eh.
- Dovrò impegnarmi parecchio.
- Eh.
- Che c'è, mamma?
- Ma, non lo so... ancora qua a casa da noi?
- Mamma, ma l'università sta qua dietro...
- Eh sì, ma boh... sei un po' mammone però...
- Sì, ma voglio fare fisica quantistica!
- Dovresti andartene...
- Studiare le superstringhe!
- Tipo in Croazia...
- I superconduttori!
- ...a Zagabria magari...
- Il gatto di Schrodinger!
- ...già, a fare il manovale magari...
- Mamma! La fisica! La conoscenza della materia! Mamma che fai?!
- [SBAM]
- Caro, chiama il ferramenta che c'è da cambiare la serratura. Quando sarà grande ci capirà, è ora che si faccia le ossa.

domenica 17 gennaio 2010

Come sputtanare un razzista in poche semplici mosse.

L'ipocrisia porta la società ad affinare la retorica per continuare a pensare e a dire quello che ha sempre pensato e detto. Come avevo già riportato in un altro post (seguendo un ragionamento di DFW), se il linguaggio, invece che mutare posteriormente ad un cambiamento culturale, muta indipendentemente da questo, in realtà non cambia il linguaggio, ma la retorica. Ovvero si continua a dire la stessa cosa, ma con parole diverse.

Superata l'introduzione ampollosa non mi resta che sputtanare, con un'analisi terra terra, una frase che si avvale dei meccanismi più consueti del politically correct:

Io non sono razzista, però gli zingari / i rumeni / i nigeriani / i venusiani [...]


Le due proposizioni sono coordinate da una congiunzione avversativa, che normalmente introduce un secondo dato inaspettato, in modo che entrambi mantengano la validità (Non ho fame, però ora vado a pranzo, se questa cosa la dicesse un gatto sarebbe ancora più inaspettata, ma questa è un'altra storia).
Fin qui tutto normale no? Peccato che un'avversativa può sovrapporsi ad un principale, introdurre un elemento secondo il senso comune inaspettato, ma non può negarla. Nel secondo esempio c'è dell'inaspettato, ma nessuna negazione (si può pranzare, essere obbligati a pranzare, senza per forza avere fame), nel primo la negazione c'è: io non sono razzista, ma distinguo i comportamenti basandomi sulla razza, ovvero io non sono razzista ma sto facendo un "ragionamento" (!) razzista.

Consiglio per chi sente questa frase: accendetevi una sigaretta, guardate divertiti l'interlocutore, spegnetela sul tallone dell'interlocutore, sussurrategli all'orecchio: "Attento, la sintassi ti controlla".

Consiglio per chi usa questa frase: siate più accorti e formalmente corretti, se non volete avere una sigaretta spenta sul tallone. Personalmente posso consigliarvi di usare frasi come:

Io non brucio i negri, però gli zingari volentieri.


Penso che i negri siano esseri umani come noi, però come schiavi fanno più comodo.


Prendere a fucilate un negro non è il mio hobby preferito, però lo pratico volentieri se poi continua a raccogliere pomodori. Altrimenti brucio campi rom, che tanto quelli li rubano i pomodori.

sabato 16 gennaio 2010

Contro le immagini

Di nuovo online dopo quasi un mese senza internet. Vabbè, la prendo con filosofia, come il maestro Pai Mei. Il blog è stato naturalmente trascurato, e lo aggiorno riportando un pezzo che ho trovato per caso studiando tutt'altro.
Il testo è un Buongiorno di Massimo Gramellini, che mette in ordine qualcosa che confusamente pensavo e penso quando vengono diffuse immagini di un particolare impatto (ultimo caso il video delle maestre di Pistoia).
Non adoro Gramellini, ma in questo articoletto è ordinato e diretto, e non aggiungo altro: la penso così.


MI dissocio dal convincimento diffuso che mostrare immagini di violenza sia giusto o addirittura necessario per accrescere la consapevolezza dei cittadini. Le foto delle torture e dell'ostaggio sgozzato contengono un inganno. Dicono a chi le guarda: siamo documenti autentici che ti permettono di formarti un'opinione sui fatti. Ma mentono, perche' a diffonderle nel tritacarne mediatico e' stato e sara' sempre un potere di parte, interessato a provocare certi effetti (le dimissioni di un ministro, la sollevazione di una massa). Quindi l'immagine non libera lo spettatore: lo usa. 
Ma c'e' un'altra ragione ancora piu' importante che mi spinge a diffidarne. A differenza di un testo scritto, l'immagine di un orrore non stimola la riflessione, ma solo un'emozione momentanea e prevedibile, che si limita a ribadire cio' che sappiamo gia': in questo caso che le guerre di ogni epoca tendono a estrarre dall'uomo le pulsioni piu' estreme.
Ma nella civilta' dell'immagine esiste solo cio' che vedi, sfringuellano i guru della modernita' acritica per giustificare il loro voyeurismo. Gia': ma PER QUANTO esiste? L'immagine, anche la piu' sconvolgente, galleggia in superficie. E produce reazioni emotive che evaporano in fretta, lasciandoci dentro un ricordo confuso e una scia di sdegno che va a stratificarsi sulle precedenti per gonfiare il salvagente di cinismo con cui cerchiamo di proteggerci. Rendendo indispensabile aumentare la dose dello schifo, la prossima volta.

domenica 3 gennaio 2010

Punto e virgola

Una qualsiasi scuola, anno 2015.


Il professore d'italiano entrò in classe, salutò i ragazzi e riprese la lezione sulla punteggiatura interrotta il giorno prima. Prese il gessetto e tracciò sulla lavagna un enorme punto e virgola:


;


(professore) E questo ragazzi è il punto e virgola.
(classe) … ??
(professore) Ora, so che molti di voi non sappiano nemmeno cosa sia, ma è un segno utilissimo. Serve a separare due frasi complesse che parlano di una stessa cosa.
(classe)
(professore) Non l'avete mai visto?
(un qualsiasi studente) No, professo'!
(professore) Non ci credo, sono sicuro che l'avete visto, almeno in un caso.


Il professore prese il gessetto e tracciò accanto al punto e virgola un trattino e poi una parentesi chiusa:


;-)


(classe) Ahhhhhhh!
(professore) Visto? Che vi avevo detto? Lo usate tantissimo, e nemmeno sapete di usarlo. Oltre a separare due frasi complesse che parlano di una stessa cosa, è molto utile in elenchi dove le frasi sono abbastanza lunghe ed articolate. Facciamo subito un esercizietto: prendete un foglio e provate ad usarlo come pensate vada usato in base a quello che vi ho detto.


Ogni studente si mise d'impegno nello svolgimento dell'esercizio: chi si mangiucchiava la penna con sguardo riflessivo; chi guardava fuori dalla finestra alla ricerca di una qualche ispirazione; chi, colto da furore interpuntivo, già scriveva infervorato. Dopo che ogni studente ebbe consegnato il suo esercizio, il professore cominciò subito a correggere i compiti per proseguire la lezione.


(dal primo compito)


La scuola in cui vado è gestita da varie figure, tutte molto importanti: il preside, che dirige la scuola ed è il capo;-) i professori, che ci fanno lezione;-) i bidelli, che puliscono e fanno suonare la campanella.