Sto sistemando il template, quindi potrebbe potrebbe risultare un po' sto
rto. Visto?

sabato 16 gennaio 2010

Contro le immagini

Di nuovo online dopo quasi un mese senza internet. Vabbè, la prendo con filosofia, come il maestro Pai Mei. Il blog è stato naturalmente trascurato, e lo aggiorno riportando un pezzo che ho trovato per caso studiando tutt'altro.
Il testo è un Buongiorno di Massimo Gramellini, che mette in ordine qualcosa che confusamente pensavo e penso quando vengono diffuse immagini di un particolare impatto (ultimo caso il video delle maestre di Pistoia).
Non adoro Gramellini, ma in questo articoletto è ordinato e diretto, e non aggiungo altro: la penso così.


MI dissocio dal convincimento diffuso che mostrare immagini di violenza sia giusto o addirittura necessario per accrescere la consapevolezza dei cittadini. Le foto delle torture e dell'ostaggio sgozzato contengono un inganno. Dicono a chi le guarda: siamo documenti autentici che ti permettono di formarti un'opinione sui fatti. Ma mentono, perche' a diffonderle nel tritacarne mediatico e' stato e sara' sempre un potere di parte, interessato a provocare certi effetti (le dimissioni di un ministro, la sollevazione di una massa). Quindi l'immagine non libera lo spettatore: lo usa. 
Ma c'e' un'altra ragione ancora piu' importante che mi spinge a diffidarne. A differenza di un testo scritto, l'immagine di un orrore non stimola la riflessione, ma solo un'emozione momentanea e prevedibile, che si limita a ribadire cio' che sappiamo gia': in questo caso che le guerre di ogni epoca tendono a estrarre dall'uomo le pulsioni piu' estreme.
Ma nella civilta' dell'immagine esiste solo cio' che vedi, sfringuellano i guru della modernita' acritica per giustificare il loro voyeurismo. Gia': ma PER QUANTO esiste? L'immagine, anche la piu' sconvolgente, galleggia in superficie. E produce reazioni emotive che evaporano in fretta, lasciandoci dentro un ricordo confuso e una scia di sdegno che va a stratificarsi sulle precedenti per gonfiare il salvagente di cinismo con cui cerchiamo di proteggerci. Rendendo indispensabile aumentare la dose dello schifo, la prossima volta.

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