Sto sistemando il template, quindi potrebbe potrebbe risultare un po' sto
rto. Visto?

lunedì 14 dicembre 2009

Hanno colpito a Berlusconi

Tante persone che si riempiono la bocca con le solite affermazioni: la violenza è sempre sbagliata. Mi chiedo perché per sentire certe cose ci sia da aspettare che Berlusconi venga colpito con un souvenir (da uno squilibrato per giunta).

Ehi, violenza non è solo colpire uno con un cazzotto.

Da quindici anni siamo sottoposti ad una violenza mediatica e comunicativa, fatta di insulti, di denigrazioni, di urla, anche di botte; violenza fatta di giudizi dozzinali, di provvedimenti squilibrati e razzisti, di sparate (no, ma sono boutade). Perché spruzzare disinfettante vicino a degli extracomunitari, evocare fucili pronti o augurarsi che qualcuno muoia non è violento.

Violenza è anche proporsi come idolo, avere come obiettivo l'idolatria, considerarsi al di sopra,  scavalcare (e denigrare) la giustizia, le istituzioni, le altre opinioni. Ma l'idolatria porta sempre alla violenza, l'idolo, che sta al di sopra, e tiene quel posto con la prevaricazione e la violenza, troverà sempre l'iconoclasta. Squilibrato è l'iconoclasta, squilibrato è l'idolo, squilibrato è l'adoratore.

Quindi, se vuoi essere adorato, preparati ad essere picchiato (o perlomeno assolda delle buone guardie del corpo).

mercoledì 9 dicembre 2009

Linguistica in pillole: pleonasmo

Un pleonasmo è un'espressione ridondante in termini concettuali. In parole povere avviene quando in un'espressione qualche elemento può essere omesso perché già presente nel significato di ciò di cui si sta parlando.

Esempi:

"Calderoli è un porco che grufola nella merda"


Suggerimenti per la scrittura:

Basterebbe dire "Calderoli" poiché il resto dell'espressione non aggiunge nulla di nuovo.

NB: un altro tipo di pleonasmo può avvenire a livello grammaticale.

Esempi:

Calderoli (a un amico): "A me mi piace grufolare nella merda"

In questo caso sarebbe più corretto parlare di tematizzazione, ormai non più connotata negativamente, in quanto la ridondanza è fondamentale nel parlato per evitare perdite d'informazione.

martedì 8 dicembre 2009

Il paese irreale: contro il sintagma "paese reale" ed il politicamente corretto in genere

Avvertenza: post semiutopico ad alto rischio donchisciottesco, con David Foster Wallace che tira la carretta.


Il sintagma "paese reale", senza essere un tecnicismo, è piuttosto in voga in politica, sui giornali, sul web. Nell'uso odierno, generalmente, designa la massa di persone che si trova al di fuori di qualsiasi posizione di potere (politico, economico, culturale). Curiosamente e logicamente, si usa sempre in contrapposizione con un'altra porzione di paese, minore nel numero, ma più potente e consapevole: spesso è la classe politica, altre volte quella intellettuale.

In questa contrapposizione tra "paese reale" e "porzione di potere x" è presente sempre un concetto che è quello della distanza. Di suo il termine è piuttosto neutro, ma è usato prevalentamente con due accezioni. Da parte politica assume una connotazione positiva-demagogica-caritatevole ("il paese che lavora, il paese di tutti i giorni che si scontra con le difficoltà economiche, difficoltà quotidiane, le famiglie, i barbieri, i meccanici ecc. ecc.") mentre da parte intellettuale è spesso usato, consciamente o inconsciamente, con connotazione negativa-disillusa.

Il "paese reale" è un sintagma che puzza, ma tanto. La lingua è roba delicatissima, soprattutto per chi fa politica, per questo proprio in politica la moda linguistica raggiunge livelli nauseanti. E' molto più facile usare un termine riconosciuto da tutti, smussato, neutro, che non porti con sé valutazioni taglienti. E così si finisce nella lingua politicamente corretta.
Riporto una valutazione di David Foster Wallace sull'inglese politicamente corretto presente nel saggio "Autorità e uso della lingua" (a sua volta nella raccolta "Considera l'aragosta"):

"[...] questi codici rigorosi di eufemismo egualitario servono a soffocare quel genere di discorso doloroso, sgradevole e a volte offensivo che in una democrazia pluralistica porta a un effettivo mutamento politico piuttosto che a un mutamento politico simbolico. In altre parole, l'inglese politicamente corretto agisce come una forma di censura, e la censura è sempre al servizio dello status quo."

Ora, DFW si riferisce all'inglese americano (molto più soggetto a questa pressione) quindi a quella che è in origine la censura linguistica del politicamente corretto (usare un termine neutro in luogo di un altro affermato e ritenuto offensivo, "a basso reddito" invece che "povero"). Altri termini possono diventare da soli politicamente corretti, senza nessuna battaglia linguistica, basta che siano neutri, usati da una classe di potere e difficilmente intercambiabili (se non con termini ugualmente neutri, come "società civile").

Il "paese reale" è diventato politicamente corretto. Nella sua neutralità, nella sua necessità testuale di avere un "paese" contrapposto, mantiene le distanze senza offendere ("noi siamo qui, voi siete lì, vi vogliamo bene per carità, anzi cerchiamo di avvicinarci"). E' un sintagma che mantiene lo status quo, facile da usare in ogni situazione, che non esprime nessun giudizio e che quindi narcotizza. Molto più semplice usare "paese reale" che di volta in volta "povero", "ignorante" ecc..

La lingua è delicata e potente, per un politico è normale (ma non accettabile o giustificabile) usare la lingua per essere demagogico e populista, per non offendere nessuno e non perdere qualche voto per strada. E' meno normale per un giornalista o per una persona di cultura, figure che dovrebbero stilare la scaletta dei problemi, e per stilarla dovrebbe esserci un consapevole uso della lingua, un uso anche artistico, una necessità di forzare il linguaggio, senza rifugiarsi dietro etichette preconfezionate ad usum della politica.
Se, ad esempio, parlando di problemi culturali italiani, si usasse "ignoranti" invece di "paese reale", il problema educativo e scolastico che c'è in Italia si staglierebbe maggiormente, forse offenderebbe ma sarebbe più sotto gli occhi di tutti che non velando la realtà.
"Tu non sei reale, tu sei ignorante". Dire "paese reale" è una giustificazione, è un mantenere le cose, non è uno spingere più in là. E' far credere che di più non si possa fare, che la realtà è questa, che voi, con la vostra televisione, il vostro analfabetismo, la vostra povertà, siete lo status quo.
Il solito DFW dal solito saggio:

"L'uso di una lingua è sempre politico, ma lo è in modo complesso. [...] le convenzioni dell'uso possono funzionare in due modi: da un lato possono essere un riflesso del cambiamento politico e dall'altro uno strumento del cambiamento politico."

Aggiungo che la lingua non cambia le cose, non risolve i problemi (questa è l'illusione del politicamente corretto), ma un uso consapevole può impedire che li mascheri.
Il politico che usa "paese reale" non vuole cambiare le cose, l'intellettuale che usa "paese reale" pensa che le cose non si possano cambiare. Se la prima posizione mi fa schifo, la seconda mi deprime e non mi trova d'accordo (almeno non quest'oggi).

venerdì 4 dicembre 2009

Fabio Volo è uno scrittore di merda, diciamolo per favore.

Che Fabio Volo non sia uno scrittore penso ci sia totale accordo. Personaggio radiofonico e televisivo inventato da Claudio Cecchetto (ricordiamolo questo, una scoperta di Cecchetto è come un prodotto made in China, inevitabilmente tarocco) che poi, dandosi un'aria da intellettuale qualunque (ricordiamo pure qualunque), si è cimentato con la scrittura.

Quindi Fabio Volo non è uno scrittore, però vende. Vende tantissimo. Repubblica ci deve fare un articolo, per forza, è un fenomeno che non si può ignorare. L'articolo lo fa Edmondo Berselli.

Cervello di Berselli: "Questo vende tantissimo, è italiano, è di sinistra, è nato povero, odia vivere in Italia. Il libro fa schifo, però lui è uno di noi. Facciamo che mi tengo sul vago, descrivo il fenomeno con qualche ammiccata a quanto è un bravo ragazzo. Lui che dice? Che è un NON SCRITTORE? Bello! Uno che scrive ma non scrive? Ma è stupendo! Uno come noi, uno di noi, uno qualunque che scrive".

Questo meccanismo di giustificazione è schifoso, ma purtroppo in Italia è frequentissimo, ed è frequentissimo soprattutto a sinistra. Basta essere un po' di sinistra, un po' buonisti, un po' contro il razzismo, un po' ambientalisti, dire cose semplici, apprezzare le piccole cose, e sei dentro. Ed allora giù con i vari Fazio, Ligabue, Jovanotti, Celentano, Fiorello, Fabio Volo ecc.
Prendete Povia: deriso da tutti, giustamente, in quanto palesemente fondamentalista ed omofobo. Ma le altre canzoni potrebbero benissimo essere state scritte da Jovanotti, che però è bravo. Prendete Moccia: cos'ha oggettivamente in meno rispetto a Fabio Volo?

Usare "non scrittore" per definire uno che scrive male è sbagliato. Abilmente Berselli si tiene sul vago, non prende posizione esplicita sul libro, ma tra le righe non traspare certo una critica al libro ed allo scrittore. Alla fine però Berselli tutto fa tranne che descrivere e spiegare il fenomeno. Non ci dice perché un libro di merda ha successo, non ci dice perché è un libro di merda, non trova allarmante che un libro di Fabio Volo sia in testa alle classifiche, non prende posizione, lo giustifica e giustifica i suoi lettori:
Si potrebbe facilmente parlare di trash letterario o di grado zero della scrittura, se non fosse che invece funziona alla perfezione un "effetto specchio" verso il pubblico: qualsiasi lettore, completato il romanzo di Fabio Volo, si convince che quel libro avrebbe potuto scriverlo lui, provando le stesse sensazioni, avendo letto gli stessi libri, visti gli stessi film, amate più o meno le stesse donne, combattuto battaglie maschili con gli stessi amici della sera.
Addirittura nega che sia trash letterario e grado zero della scrittura, salvo poi dire la stessa cosa subito dopo. Se CHIUNQUE può scrivere quello che ha scritto Fabio Volo, non è grado zero della scrittura?
Chiamiamo le cose con il loro nome, non si può approvare il termine "non scrittore" per definire qualcuno che non è 'sto gran scrittore, però alla fine mica è male. Mi sembra buttarla un po' in caciara, mi sembra giustificare gente che se non fosse di sinistra non sarebbe nemmeno lontanamente considerata.

Edmondo! Dillo cazzo! Fabio Volo è uno scrittore di merda! Ripetilo con me! S-C-R-I-T-T-O-R-E-D-I-M-E-R-D-A!


martedì 1 dicembre 2009

Nuove forme di comunicazione: Lettera a Repubblica

Dopo chat, instant messaging, e-mail, blog, social network ed in attesa di Google Wave, la Comunicazione Mediata dal Computer si arricchisce di un nuovo strumento che potrebbe avere risvolti sconvolgenti in tutto il web.
Stiamo parlando della Lettera a Repubblica. Sicuramente vi sarete stufati dell'impersonalità di molte e-mail, del linguaggio giovanile di chat ed instant messaging, dei vostri articoli/lamenti/appelli su un blog che non legge nessuno. Con Lettera a Repubblica sparirà tutta la vostra insoddisfazione. Riempite i vostri messaggi di pathos, infarciteli di retorica, fateli leggere a qualsiasi povero cristo capitato su Repubblica solo per vedere i risultati delle partite.

La pubblicazione è istantanea, la ricezione pure (magari fate uno squillo per avvertire il destinatario di andare su www.repubblica.it), ma in più c'è il fascino di una nuova epistolarità, il dibattito aperto, plausi, stroncature.
Scrivete ai vostri genitori, cugini di secondo grado, amici, professori. Fate fermare l'Italia per un momento a riflettere sulle vostre parole. Non è difficile, provate anche voi.
Fino al 31 Dicembre, per la vostra prima Lettera a Repubblica, gratis un editoriale di Ezio Mauro.

Io personalmente ho provato, ed ancora ho le lacrime agli occhi:

"Caro papà,
tu tra poco andrai in pensione, forse fino ad oggi ho fatto finta di niente, ma questo non vuol dire che non c'abbia pensato. L'Italia è un paese di merda, ti troverai in posti che non ti meritano: la fila alle poste, la merda sui marciapiedi che non potrai evitare con il tuo piede stanco, il TG4.
Persone più anziane e basse di te trombano più di te, e per quale merito? Avere soldi e potere. Persone più anziane e basse di te non vanno in pensione, perché si chiamerebbe carcere, che non è una pensione come ben sai.
A loro non basta il tempo, tu ne avrai tanto, dileggiato e deriso da un paese di merda.
Senti un po', con tutto questo tempo, mi faresti qualche lavoretto a casa? Chessò, riparare la credenza e magari occuparti del gatto. Ah dimenticavo, quando tiro lo sciacquone mi piove in bagno, potresti darci un'occhiata?
Ti voglio bene papà, spero mi ascolterai."

mercoledì 25 novembre 2009

"Tesi" ovvero "La puttana senza cuore"

Non ho più scritto, è vero. Ma è perché sono indaffarato con la tesi, non nel senso che non ho tempo per fare altro, nel senso che non c'ho la testa per pensare ad altro.
Sono un po' preoccupato, vorrei ogni cosa scritta fosse inattaccabile. A qualsiasi domanda "Ma perché hai [...]?" la risposta dovrebbe essere "Pag. 38, nota 2", "Pag. 74" e così via.
Ma non è così, e mi tocca elaborare tecniche di sopravvivenza.

D. - Ma perché hai messo questo nel corpus, e non, per esempio, quest'altro? -
R. - E tu perché non ti fai i cazzi tuoi? -

D. - Posso farti una domanda? -
R. - No -

D. - Non riesco a capire bene dove vuoi arrivare -
R. - Pazienza -

D. - Che ore sono? -
R. - Muto! Devi stare muto! -

lunedì 16 novembre 2009

SRV

Secondo me, per le chitarre, dovrebbero fare come per le magliette dei grandi giocatori: ritirarle.

Che senso ha che qualcuno suoni la Fender Stratocaster dopo che l'ha suonata Stevie Ray Vaughan?

venerdì 13 novembre 2009

Googlemania

Google lancia un nuovo servizio: Google Cesso!
E' caccia agli inviti per il beta testing di Google Cesso e finora sono pochi i fortunati a poter provare il nuovo servizio Google.
- Con Google Cesso - afferma Larry Page - la nostra società mira a quella fetta di mercato che passa molto tempo al bagno, sfogliando vecchi Topolini riletti migliaia di volte. Ho sempre trovato profondamente ingiusto tutto ciò -.


Grazie a Google Cesso si potranno condividere le proprie cagate, creare catene di urina con i propri amici e con gli amici degli amici in una pisciata senza fine. Sei stitico? Con Google Cesso non ci sarà nessun problema, potrai aspettare il momento buono seduto sulla tazza giocando a tris con uno stitico del Taiwan.


E nonostante non sia ancora pubblico questo ennesimo straordinario servizio di Google, da fonti interne all'azienda già trapelano indiscrezioni sui prossimi progetti: Google Specchio, Google Tavolo, Google Trasmetti Il Giornale Radio Mentre Mi Spazzolo Le Scarpe.

lunedì 9 novembre 2009

Metodo sperimentale applicato a Giovanardi

Giovanardi sostiene che Cucchi sia morto non per essere stato massacrato di botte ma in quanto anoressico e drogato (se volete la notizia è qua, ma se volete evitare di vedere la faccia di Giovanardi credetemi sulla parola).

Opinione rispettabilissima, ora per avallarla invito Giovanardi a dimostrarlo con un esperimento: farsi pestare di botte, rifiutare cure ed alimentazione (se non in presenza del proprio avvocato) e NON MORIRE (non mi faccia scherzi Giovanardi, eviti di morire).

Per l'esperimento Giovanardi potrà scegliere tra 4 metodi di pestaggio:

1) Colpito ripetutamente da un crocifisso di 2,5 metri brandito dal gigantesco troll tenuto in catene nelle segrete del Vaticano.

2) Premuto contro terra con la Colonna della Flagellazione posta sul petto e con sopra Giuliano Ferrara.

3) Chiacchierata amichevole con l'inquisitore Eymerich.

4) Infine la più cruda che sicuramente non sceglierà: pestato da carabinieri e/o polizia penitenziaria.

venerdì 6 novembre 2009

Spegni il computer, accendi il cervello, accendi la tii-vìì!

Il governo ha bloccato i fondi per ridurre il digital divide. In tempo di crisi internet non sembra una priorità, soprattutto per chi ha costruito il suo impero su 3+2 reti televisive. In un paese dove il giornale più venduto è la Gazzetta dello Sport, solo a me questa cosa sembra più grave degli attacchi alla stampa?

Peccato che i nerd non siano soliti scendere in piazza.